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Le 3 fontane di Piazza del Popolo: storia e curiosità
Quando Via del Babuino, Via di Ripetta e Via del Corso si incontrano, nasce Piazza del Popolo: una delle zone più amate dai turisti, proprio nel centro storico di Roma.
In epoca romana, Piazza del Popolo era considerata l’ingresso principale della città e faceva parte dei
giardini della famiglia di Nerone.
Oggi ospita numerosi e inestimabili monumenti, alcuni tra i più belli di Roma, come le fontane eseguite
nel 1823 ad opera di Valadier e altri scultori.
Le tre fontane in una delle piazze più belle al mondo
All’interno dei confini di Piazza del Popolo sorgono tre fontane, progettate dall’architetto Giuseppe Valadier e da illustri artisti del tempo, che accompagnarono l’area attraverso sua trasformazione urbanistica: la fontana dei Leoni, conosciuta anche come la fontana dell’Obelisco, e le due laterali, la Fontana del Nettuno e quella della Dea Roma, collocate al centro dei due emicicli.
La fontana dei Leoni
Si deve a Giuseppe Valadier la riqualifica dell’intera Piazza del Popolo. Prima dell’opera di Valadier, al centro della piazza si trovava una fontana progettata da Giacomo della Porta nel 1572, che fu poi spostata in Piazza Nicosia e sostituita da un obelisco, ordinato da Papa Sisto V nel 1589. Qualche tempo dopo, nel corso del ‘600, vennero realizzate le due chiese gemelle di Piazza del Popolo.
Al centro di Piazza del Popolo, in occasione della riqualifica, venne eretta la Fontana dei Leoni: quattro vasche in travertino e tronchi di piramide si sviluppano intorno all’Obelisco Flaminio, circondate e protette da quattro leoni in marmo, con ventagli di acqua che sgorgano dalle loro bocche per poi cadere nelle vasche sottostanti.
La fontana della Dea Roma
Alle pendici del Pincio, al centro dell’emiciclo orientale, troviamo la fontana della Dea Roma, in posizione diametralmente opposta a quella del Nettuno.
Progettata da Valadier e scolpita da Giovanni Ceccarini, il nome deriva dalla Dea Roma armata, sostenuta da
due figure sedute che simboleggiano l’Aniene e il
Tevere,
i due fiumi della città. Proprio sotto la Dea fu scolpita la lupa di Roma che allatta Romolo e Remo, la
rappresentazione eterna della città.
Collocata in basso c’è, invece, una vasca semicircolare di travertino sopra la quale una valva di conchiglia
raccoglie tutta l’acqua versata da un catino posizionato in alto.
Un gruppo scultoreo di una bellezza stupefacente.
La fontana del Nettuno
La fontana del Nettuno viene chiamata anche fontana dei Calderai, poiché collocata vicino al Vicolo dei Calderari o Calderai, una strada piena di piccole botteghe, artigiani e venditori di stoviglie.
Inizialmente, il progetto del 1574 prevedeva solo la costruzione di un abbeveratoio che Giovanni della Porta realizzò in antichi blocchi di marmo rosa di Chio, utilizzato anche per gli stipiti della Porta Santa di San Pietro.
Intorno alla metà del ‘600, fu sostituito da un grande bacino che possiamo ammirare ancora oggi. L’intenzione dell’artista era quella di ornare la fontana con tritoni e maschere per richiamare la fontana del Moro, costruita da Bernini, e realizzare due fontane gemelle, un progetto che non si concluse. Dopo un concorso nel 1873 vinto da due scultori, il Comune decise di dedicare la fontana al dio Nettuno: la figura centrale venne affidata ad Antonio della Bitta, i gruppi laterali ad Antonio Zappalà. Raffigurarono, in un’opera eccezionale, Nettuno che lotta con una piovra circondato da otto gruppi laterali di creature acquatiche come cavalli marini, delfini e nereidi.
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