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Fontana del Mosè in Piazza San Bernardo: storia e curiosità

Continua il viaggio di Acea Waidy Wow alla scoperta dei percorsi idrici più belli di Roma: l’acqua è sempre stato uno dei simboli dell’Urbe, così come dimostrato dai meravigliosi monumenti idrici che costellano il centro e la periferia della Capitale.

A metà strada tra Piazza Barberini e la Stazione Termini, a lato di Piazza San Bernardo, si trova la Fontana del Mosè. Questa imponente struttura non passa di certo inosservata: la sua particolare storia racchiude secoli di odio e amore, poesie e atti di vandalismo da parte della popolazione romana.

Scopriamo insieme le curiosità più interessanti che si celano dietro la maestosa Fontana del Mosè.

Fontana del Mosè o dell’Acqua Felice?

Fontana del Mosè, in realtà, è un soprannome: il nome originale di questo monumento idrico è Fontana dell’Acqua Felice, in onore del primo acquedotto romano realizzato in epoca moderna: l'acquedotto Felice.

Il nome Fontana del Mosè deriva, invece, dalla solenne statua che ospita all’interno della nicchia centrale, raffigurante Mosè con le Tavole della Legge.

La storia della Fontana del Mosè

La Fontana dell’Acqua Felice fu commissionata da Papa Sisto V, costruita tra il 1585 e il 1590. Con questo imponente monumento, il pontefice aveva il duplice obiettivo di celebrare la creazione dell’acquedotto romano e arricchire una zona della Capitale, allora sprovvista di fontane.

Chi ha realizzato la Fontana del Mosè?

Il progetto della Fontana del Mosè fu affidato a Domenico Fontana, fratello del famoso architetto Giovanni Fontana, a cui è attribuita anche la realizzazione della Fontana dell’Acqua Paola.

L’estro artistico di Domenico, però, non ebbe fortuna. Papa Sisto V voleva vedere l’opera completata prima possibile, ciò causò una serie di errori di progettazione per i quali la fontana è sempre stata schernita dal popolo romano, fino ad essere vandalizzata in moltissime occasioni.

La struttura della Fontana del Mosè

La fontana è costituita da tre grandi nicchie: le laterali includono due rilievi, mentre quella centrale ospita la famosa statua di Mosè, che dà il nome al monumento. Sulla sommità della fontana si trovano due piccoli obelischi e una grande iscrizione dedicatoria.

Domenico Fontana non fu in grado, forse per la fretta di Papa Sisto V, di replicare quell’armonia strutturale tipica delle più belle fontane romane, come la Fontana di Trevi o la Barcaccia.

Il Mosè “ridicolo”

Al centro della fontana, e successivamente anche della polemica secolare, fu proprio la scultura centrale del Mosè, realizzata da Leonardo Sormani e Prospero Antichi.

I due artisti si ispirarono al modello realizzato da Michelangelo, esposto nella Basilica di San Pietro in Vincoli. Oltre ad essere stata criticata per le sue proporzioni tozze e poco sinuose, la statua presenta un’importante inesattezza storica.

La figura indica le acque che sgorgano miracolosamente dal marmo, mentre tiene in mano le Tavole della Legge. Al tempo del miracolo delle acque, però, Mosè non aveva ancora ricevuto le Tavole. Per questi motivi, la statua fu ribattezzata dai romani il “Mosè ridicolo”, ormai tanto coinvolto nella cultura popolare da ricevere poesie e pasquinate come:

“Guardo con occhio torvo
l'acqua che sgorga ai pié
pensando inorridito
al danno che a lui fe'
uno scultor stordito”

o anche

“È buona l'acqua fresca e la fontana è bella
Con quel mostro di sopra però non è più quella
O tu, Sisto, che tanto tieni alla tua parola
Il nuovo Michelangelo impicca per la gola”

Gli antichi leoni ornamentali

Per decorare le vasche della fontana furono utilizzati 4 leoni antichi in porfido e marmo, originariamente parte del Pantheon e della basilica di San Giovanni in Laterano. I leoni furono più volte oggetto di atti vandalici nel corso dei secoli; per questo motivo, intorno al 1845, le statue originali furono sostituite da copie e conservate ai Musei Vaticani.

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