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Con l'agricoltura urbana il verde arriva anche a casa e in ufficio

Aagricoltura urbana

La città ha molti vantaggi innegabili: le opportunità, i servizi, la vita culturale attiva e vivace. Quello che a volte manca, però, sono il verde e il contatto con la natura. Negli ultimi anni si è intensificato il desiderio di molte persone di cambiare il modo di vivere l’ambiente urbano. Così delle aree poco utilizzate in contesti urbanizzati o peri-urbani sono state destinate alla coltivazione (o all’allevamento). Ma non è tutto perché, grazie alle sempre più numerose startup di Urban Farming, gli orti agricoli hanno conquistato spazio anche sui tetti di edifici e sui balconi di case e uffici. Si chiama agricoltura urbana. Scopriamo meglio i tratti peculiari di questo trend in crescita.

Agricoltura urbana: una necessità per il futuro

Negli ultimi anni, e con una particolare crescita a partire dal 2020, le persone si sono sempre più interessate all’agricoltura urbana. Lo urban farming consiste nel coltivare aree abbandonate o periferiche della città, ma anche all’interno delle abitazioni e sui tetti di edifici.

I vantaggi dello urban farming sono innegabili: rappresenta un’importante fonte di benessere sociale ed economico, ma anche una necessità.

Basti pensare che oggi la popolazione mondiale che vive in aree urbane e metropoli è pari al 55% del totale. Un numero che salirà al 70% per il 2050. Un cambiamento che influenzerà inevitabilmente anche le problematiche legate alla qualità dell’alimentazione e alla sua disponibilità.

Dal punto di vista dell’ambiente, inoltre, coltivare in casa, nel parco vicino alla propria abitazione o persino in ufficio, significa assicurarsi una coltivazione pulita, priva di pesticidi ed eco-friendly.

Smart urban farming: modelli virtuosi

Oggi sono sempre più numerose le startup impegnate a proporre soluzioni innovative in tema di urban farming in ogni parte del mondo.

Il caso della vertical farm di Dubai

Un caso esemplificativo è quello della vertical farm di Dubai, considerata una delle più grandi al mondo, realizzata grazie alla partnership tra una start-up della Silicon Valley ed Emirates Flight Catering. Questa Farm, situata in una zona desertica costretta ad importare grandi quantità di cibo, riesce a produrre da sola circa 2,7 tonnellate di verdure al giorno mediante coltivazione idroponica e senza l'impiego di pesticidi ed erbicidi, con un risparmio idrico del 99% rispetto alle coltivazioni tradizionali.

Il caso delle coltivazioni su tetto di Montreal

L’azienda agricola Lufa è diventata celebre per aver costruito quattro serre sui tetti di Montreal nel Quebec (in Canada), una delle quali è considerata la più grande del mondo. Queste serre, mediante coltivazione idroponica e sistema di irrigazione a circuito chiuso che sfrutta l’acqua piovana, sono capaci di soddisfare il fabbisogno di verdure fresche per il 2% della popolazione.

Un caso di urban farming italiano

In ambito di urban farming l’Italia non è da meno. Hexagro, ad esempio, è una startup italiana innovativa che produce soluzioni verticali ottimizzate per approcciarsi al mondo dello urban farming sfruttando i contenuti ambienti urbani, persino il balcone di casa e gli interni.

Poty, per esempio, è l’orto verticale perfetto per chi desidera coltivare a km 0 sul balcone di casa o sul terrazzo dell’ufficio. Living Farming Tree, invece, è la soluzione ideale per chi cerca un orto per interni modulare e automatizzato, privo di terra. Grazie alla coltivazione aeroponica, quest’ultima soluzione favorisce una crescita rapida delle piante, garantendo un notevole risparmio d’acqua.

Valore sociale dell’agricoltura urbana

Oltre agli aspetti economici ed ambientali, esistono tanti casi di urban farming che valorizzano soprattutto l’aspetto sociale e solidale della coltivazione sostenibile. Parliamo degli orti sociali che, come gli orti urbani, hanno una collocazione cittadina. Si tratta perlopiù di coltivazioni biologiche o a basso impatto ambientale la cui cura non è affidata a coltivatori di professione oppure ad aziende, ma a comuni cittadini (non di rado a persone in condizioni di disagio o anziani). L’orto sociale, dunque, è un modello ancor più virtuoso di orto urbano in grado di valorizzare non soltanto la componente ambientale della sostenibilità, ma anche quella dell’inclusione sociale.

Ora non ci sono più scuse: con l’agricoltura urbana chiunque può iniziare a coltivare (anche in casa) piante, frutta e ortaggi freschi e di stagione!